
Il Ponte Gobbo di Bobbio, un’icona senza tempo incastonata nella pittoresca provincia di Piacenza, cattura l’immaginario con la sua singolare silhouette e le storie millenarie che lo avvolgono. Conosciuto anche come Ponte Vecchio o, con un pizzico di mistero, come il Ponte del Diavolo, questa imponente struttura si snoda per ben 273 metri sopra le acque del fiume Trebbia, diventando un simbolo indiscusso della città di Bobbio.
La sua denominazione di “Ponte Gobbo” deriva immediatamente dal suo profilo inconfondibile: un susseguirsi irregolare di undici archi di dimensioni e altezze diverse, quasi danzanti sopra il letto del fiume. A impreziosire ulteriormente la sua struttura, si ergono tre coppie di edicole o crocini posizionate sopra le campate maggiori. Particolarmente suggestive sono le due edicole che sovrastano l’arco più ampio, detto “della Spessa”, che custodiscono le statue di due figure sacre profondamente legate alla storia del luogo: san Colombano e la Madonna dell’Aiuto.
Ponte Gobbo di Bobbio: un viaggio millenario nella storia
Sebbene non sia possibile stabilire con precisione l’epoca della sua prima costruzione, le radici del Ponte Vecchio affondano nell’età romana, presumibilmente in seguito alla conquista romana dell’antico borgo ligure-celtico. Tuttavia, le tracce di un ponte più arcaico, risalente all’alto medioevo e precedente l’arrivo di san Colombano, suggeriscono una storia ancora più remota.
La struttura che ammiriamo oggi è in gran parte frutto della fervente opera dei monaci dell’abbazia di San Colombano nel VII secolo. L’importanza vitale di un collegamento stabile con la sponda destra del Trebbia, dove prosperavano attività cruciali come le saline termali, le terme di epoca romana e longobarda (legate al condottiero longobardo Sundrarit), la fornace del rio Gambado (attiva già nel V secolo) e la strategica strada di collegamento con Piacenza, Genova e la Lunigiana (territori con numerosi possedimenti del monastero bobbiese), rese la manutenzione del ponte una priorità costante.

La Trebbia
Un documento conservato negli Archivi storici bobiensi, datato 6 aprile 1196, testimonia l’attenzione dedicata alla sua conservazione, con un lascito di denaro destinato proprio a questo scopo.
Il carattere impetuoso della Trebbia, con le sue piene improvvise e il frequente spostamento del letto ghiaioso, ha rappresentato una sfida continua per la solidità del ponte. Fino al XVI secolo, la struttura era composta da un numero inferiore di archi: un grande arco sulla sponda destra e tre più piccoli. Le ripetute alluvioni hanno inflitto danni significativi alla costruzione in pietra, che è stata pazientemente ricostruita nel corso dei secoli, spesso con modifiche sostanziali volte a migliorarne la sicurezza e la robustezza.
Maestro Magnano da Parma
Verso il 1590, si diede inizio a un importante ampliamento verso la sponda sinistra, seguendo il progetto del maestro Magnano da Parma. Fu durante il XVII secolo che il ponte raggiunse la sua configurazione attuale con undici arcate.
Per secoli, il Ponte Gobbo fu un importante punto di riferimento per pellegrini e processioni religiose, con la consuetudine di impartire benedizioni in prossimità degli argini e di erigere croci e immagini votive, alcune delle quali sono ancora oggi visibili, testimoni di una profonda devozione popolare.
Un’affascinante ipotesi, avanzata dalla studiosa Carla Glori, suggerisce che proprio questo ponte dalle forme sinuose potrebbe essere quello enigmaticamente raffigurato sullo sfondo del celeberrimo dipinto di Leonardo da Vinci, la Monna Lisa.
La magia della leggenda del Ponte del Diavolo
Nel cuore del Medioevo, l’ardua impresa di erigere un ponte era considerata un’opera di tale complessità da sfiorare il prodigioso. Proprio per questo, la costruzione di ponti divenne fertile terreno per la fioritura di leggende, spesso popolate dalla figura del diavolo. L’atto di congiungere due lembi di terra separati dalla natura (e, per molti, dalla volontà divina) veniva interpretato da alcuni come un’opera dalle oscure origini.
La tradizione popolare narra che il maligno in persona si presentò a san Colombano, offrendosi di erigere il ponte in una sola notte in cambio di un macabro pedaggio: la prima anima mortale che lo avesse attraversato. Il santo, astuto e devoto, accettò la proposta.
San Colombano
Durante le tenebre, il diavolo evocò una schiera di diavoletti operosi che, con la loro diversa statura, contribuirono a plasmare le arcate di dimensioni così eterogenee. All’alba, mentre il diavolo attendeva con ansia la sua ricompensa, san Colombano lo beffò astutamente, inviando un innocuo cagnetto ad attraversare per primo il ponte.
Frustrato e ingannato, il diavolo si ritirò negli inferi, non prima di aver sfogato la sua rabbia con un calcio al suo stesso manufatto, conferendogli quella caratteristica forma sghemba che ancora oggi ammiriamo.
Il Ponte Gobbo di Bobbio in provincia di Piacenza non è solo un monumento storico di straordinaria bellezza, ma un crocevia di storie, fede e leggende che continuano ad affascinare visitatori da ogni dove. La sua singolare architettura, testimone di secoli di storia e sfide naturali, si intreccia indissolubilmente con il folklore popolare, rendendolo un luogo intriso di un fascino unico e misterioso.
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Margaret Dallospedale
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