Albeisa: valorizzare il patrimonio vitivinicolo di Langa e Roero

Albeisa: valorizzare il patrimonio vitivinicolo di Langa e Roero

A fine agosto mi avete visto fare un viaggio stampa molto interessante nel meraviglioso territorio delle Langhe. L’invito a fare questa bellissima esperienza è arrivato da Albeisa. Un consorzio nato per promuovere i grandi dell’Albese nel mondo. Da quasi 26 anni ha l’obiettivo di valorizzazione il patrimonio vitivinicolo di Langa e Roero, terre amate e conosciute in tutto il mondo.

Albeisa: una storia legata a quella dell’omonima e inconfondibile bottiglia

La sua storia è legata a doppio filo a quella dell’omonima e inconfondibile bottiglia. Precisamente nel 1973, grazie a Renato Ratti, ben 16 produttori decisero infatti di riutilizzare l’antica bottiglia Albeisa, la B.O.C.G. (Bottiglia di Origine Controllata e Garantita), ma questa volta riadattandola alle esigenze moderne. Inoltre hanno voluto che nella bottiglia ci fosse scritto, in rilievo il suo nome all’altezza della spalla, per renderla facilmente riconoscibile.

Questa bottiglia risaliva al Settecento ed stata voluta dai produttori piemontesi. Questi chiesero ai mastri vetrai delle Antiche Vetrerie di Poirino (appena fuori Torino) di progettare una bottiglia riconoscibile e adatta a grandi vini.

Nacque così una bottiglia “un po’ borgognotta e un po’ bordolese”, che assomigliava (sia per diametro che per altezza alle francesi). E questo portò alla costituzione dell’Unione Produttori Vini Albesi e alla stretta collaborazione con la Vetrerie Italiane di Dego (chiamata ora Verallia). Questa è l’unica vetreria incaricata al tempo, di produrre la bottiglia. Albeisa rappresenta circa 298 soci con 21milioni di bottiglie utilizzate nel 2019.

La bottiglia

Bottiglia dalla lunga storia, che ha sempre saputo stare al passo coi tempi, rispondendo alle esigenze sia dei consumatori sia alla crescente sensibilità dei produttori nei confronti della tutela dell’ambiente e dello sviluppo di una viticoltura sempre più sostenibile.

Dal 2007 è prodotta anche in una versione che ha un peso di circa il 22% inferiore rispetto al modello tradizionale (con un totale di 125 grammi in meno). Negli ultimi anni ha registrato un incremento nell’utilizzo del formato tappo a vite soprattutto per vini freschi, giovani e di pronta beva e in particolare per le esportazioni nei Paesi del Nord e negli Stati Uniti. La scelta di far parte del Consorzio e di usare quindi la bottiglia, significa anche voler dimostrare la loro identità disponendo di un contenitore tipico, di antico uso, capace di aggiungere ai propri vini maggior classe e dignità. Inoltre in questo modo si riallaccia a una tradizione secolare di imbottigliamento, operazione effettuata in tempi remoti unicamente per vini di alto pregio.

È risaputo, infatti, che i primi vini a essere imbottigliati e smerciati nei contenitori realizzati da un artigianato vetrario rudimentale furono solamente quelli di altissima qualità. Quindi richiesti e remunerati in maniera tale dai consumatori da compensare il maggiore onere della bottiglia.

Margaret Dallospedale

My name is Margaret Dallospedale and I was born in USA, but I'm Italian, Venezuelan & U.S. citizen. I'm travel blogger, travel agent and travel writer. I write my trips, my experiences, my ideas, my reviews and my inspirations. In my website I do not give any kind of advice, but only suggestions. I hope you can appreciate it.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto