Netflix ci propone dal 01 settembre “Love in the Villa” che richiama le tradizioni consolidate. C’è la formula generale della commedia romantica: due personaggi in contrasto, un incontro carino, un inganno/rivelazione, un’epifania, una battuta interna ripetuta, qualcuno che corre da qualche parte in una crisi di tempo. Scritto e diretto da Mark Steven Johnson e interpretato da Kat Graham di The Vampire Diaries e Tom Hopper della Umbrella Academy. I personaggi si incontrano nella pittoresca Verona, un luogo romantico per quanto banale, ma eccellente durante la fine dell’estate.

Love in the Villa – Innamorarsi a Verona

Verona è, ovviamente, l’ambientazione di Romeo e Giulietta o, come racconta la Julie di Graham alla sua classe di studenti di terza elementare, “la storia d’amore più romantica e tragica di tutti i tempi”. Fedele alla forma, Julie è una romantica e senza speranza. Infatti sogna di vedere il balcone di Giulietta a Verona, lamina i suoi piani di viaggio e designa il 7% del tempo di vacanza per la “spontaneità”, mentre il resto del tempo è ben calcolato. Quando Brandon (Raymond Ablack), il suo ragazzo da quattro anni che in qualche modo sembra sorpreso dal suo comportamento nevrotico, la lascia alla vigilia delle loro vacanze a Verona, Julie procede e parte da sola.

Sopporta una serie di ritardi del suo aereo, i bagagli smarriti e un tassista sconsiderato che rischia di schiantarsi mentre cerca di offrirle i cannoli di sua madre dal sedile anteriore (questo film è forse un po’ scortese con gli italiani).

L’incontro del suo coinquilino

Presumibilmente la cosa peggiore di tutte, Julie entra nella sua villa privata e trova un uomo britannico alto, a torso nudo e molto in forma che beve vino rosso. La villa è stata accidentalmente prenotata da entrambi per lo stesso periodo. Charlie di Hopper, importatore di vino, insiste per rimanere a “la villa romantica” per la manifestazione del Vinitaly, una vera conferenza per professionisti del vino, con grande dispiacere di Julie. Il resto ve lo faccio scoprire, ma non temete perché c’è il lieto fine.

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Margaret Dallospedale

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