Bellezza, fascino e mistero, questi sono i termini più adatti da associare alle maschere veneziane che trovano maggiore espressione nella festività che ogni anno porta tantissimi turisti a recarsi nella città, ovvero il Carnevale. Questi accessori sono, fin dall’antichità, realizzati da maestri artigiani che tramandano di padre in figlio la tradizione e l’arte nella realizzazione di questi capolavori. Scopriamo insieme le maschere tradizionali di carnevale.
Un tuffo nel passato
In origine la maschera veniva utilizzata in diversi ambiti e data la sua caratteristica di poter nascondere l’identità dell’individuo che la indossava è riuscita a diffondersi in diversi ambienti, da quelli religiosi contro il male a quelli più goliardici come le feste private fino a diventare le protagoniste indiscusse della festività più gioiosa e caratteristica del capoluogo veneto.
Il saluto rivolto a chi non era riconoscibile perché in incognito era: “Buongiorno siora mascara!”. Da qui si può ben intuire quanto questo accessorio, posizionato semplicemente sul proprio volto, personificasse l’individuo in sé. Non esisteva l’uomo e la maschera, bensì la maschera diventata uomo, o meglio umana.
Le maschere tradizionali di Venezia hanno dato la possibilità di annullare le gerarchie sociali, concedendo a chiunque la libertà di essere qualcun altro o, semplicemente, chi si desiderava essere. Inoltre, la loro maestosità, impreziosita da colori sgargianti e vivaci o da forme estremamente enfatiche, affonda le radici nelle tipologie storiche e più celebri di questi accessori.
Maschere tradizionali di Venezia, quali sono e caratteristiche
Le maschere tradizionali di Venezia sono principalmente 4: la Baùta, la Gnaga, la Moretta e il Volto. Altri accessori simili sono legati tendenzialmente alla commedia dell’arte e al teatro di Goldoni, ricordiamo ad esempio Colombina, Arlecchino e Pantalone.
La Baùta
Questa viene considerata la più tipica del Carnevale veneziano. Può presentarsi in due tipologie: attraverso una maschera semplice detta “Larva”, dal latino “spettro”, oppure attraverso un travestimento completo. Quest’ultimo era formato dalla Larva, un tabarro e un cappello a tricorno.
La sua forma è estremamente particolare; difatti, la parte inferiore del labbro è deformata e aperta al di sotto, in questo modo si consentiva di poter mangiare e bere senza toglierla. Si garantiva così l’anonimato. Poteva essere indossata sia da uomini sia da donne.
La Gnaga
La forma tipica di questa maschera è quella di una gatta. Veniva spesso utilizzata da uomini omosessuali. Prende questo nome perché “gnao” è un modo di dire veneziano per indicare il verso del gatto ovvero “miao”. A volte, tutto il travestimento poteva essere corredato da un gattino sotto il braccio.
La Moretta
Questo tipo di maschera è quella che viene considerata “muta”. Tipicamente ha una forma ovale, in velluto scuro. Per reggersi sul volto, c’era un apposito bottone interno da tenere con la bocca. Ha origini francesi e solo tempo dopo si diffuse a Venezia.
Il Volto
Ad oggi è considerata tra le maschere tradizionali di Venezia più diffuse. Copre per intero tutto il volto, motivo per cui si chiama in questo modo. Sono estremamente colorate e vivaci, il tutto dipende dal tema e, soprattutto, dalla maestria e dall’estro dell’artigiano che andrà a realizzarle. Ricordiamo che questi accessori sono realizzati utilizzando la cartapesta.