A causa dell’aumento dell’incidenza di patologie come l’obesità e la sindrome metabolica, vere e proprie piaghe sanitarie nei Paesi occidentali, negli ultimi anni sono cresciute notevolmente le diagnosi di diabete.
Per quanto riguarda il caso dell’Italia, i dati della Relazione al Parlamento sul Diabete Mellito risalente al 2021 parlano del 4,7% della popolazione tra i 18 e i 69 anni con una diagnosi di diabete.
La prevalenza della malattia tende a crescere con l’età, soprattutto dopo i 50 anni.
Di questa patologia si parla tanto. Non sempre, però, lo si fa con l’adeguata consapevolezza di alcuni aspetti tecnici che possono fare la differenza nella sua gestione quotidiana.
Vediamo, nelle prossime righe, sei cose che bisogna assolutamente sapere quando si discute di diabete (soprattutto se si è a rischio o se si è malati).
Differenza tra glucosio e glicemia
Glucosio e glicemia sono la stessa cosa? Assolutamente no! Quando si parla di diabete nelle conversazioni di tutti i giorni, capita spesso di utilizzare questi termini come sinonimi.
Il glucosio è lo zucchero presente nel sangue e frutto della regolare metabolizzazione degli alimenti che ingeriamo. Non deve essere assolutamente demonizzato: ricordiamo, infatti, che rappresenta la principale fonte di energia per il nostro organismo.
La glicemia è la misura della quantità di glucosio nel sangue.
I parametri di quest’ultima vengono presi come riferimento per la diagnosi di diabete.
Vengono misurati in diversi momenti della giornata, sia a digiuno sia dopo un determinato lasso di tempo dal consumo dei pasti. I pazienti con diagnosi di diabete vengono forniti di uno strumento specifico, il glucometro, che permette di misurarla a domicilio, con risultati più che attendibili.
Il costo dello strumento e delle strisce per la raccolta del campione di sangue sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Tipologie di diabete
Il diabete può presentarsi in due forme. La prima è il diabete di tipo 1, che insorge già nel corso dell’infanzia e che può essere considerato a tutti gli effetti una malattia autoimmune, caratterizzata dall’incapacità, da parte del pancreas, di produrre insulina.
Il diabete di tipo 2 o diabete mellito, invece, si presenta in età adulta ed è legato allo stile di vita.
Nelle donne in gravidanza, può fare la sua comparsa anche nei casi in cui la gestante è in perfetta forma fisica.
La dolce attesa, infatti, si può definire come un evento clinico diabetogeno.
Lo studio svedese
Secondo uno studio effettuato presso l’Università di Lund, in Svezia, le tipologie di diabete esistenti sarebbero ben 5. Al giorno d’oggi, però, la comunità medica internazionale continua a fare riferimento alle due ricordate nel punto precedente.
Le nuove frontiere per la cura del diabete di tipo 1
A fronte di un aumento importante delle diagnosi di diabete, si ha anche a che fare con evoluzioni mediche e chirurgiche a dir poco interessanti. Una di queste riguarda la cura del diabete di tipo 1 e prevede il ricorso al trapianto delle cosiddette isole pancreatiche.
Di cosa si tratta? Di parti di pancreas che vengono inserite chirurgicamente al posto di quelle che non sono in grado di svolgere il proprio compito fisiologico, ossia la sintesi dell’ormone insulina.
Ad oggi, si tratta di un’opzione chirurgica riservata a pochi casi e praticata, almeno in Italia, in un numero di centri estremamente esiguo.
La speranza dei pazienti – e degli scienziati – è quella di vedere tale approccio perfezionarsi e diffondersi.
L’importanza dell’intervento tempestivo
Il diabete è una patologia che richiede un intervento tempestivo con dietoterapia e/o farmaci. Diverse evidenze scientifiche negli anni hanno portato l’accento sul fatto che, in caso di inizio tardivo delle cure, i danni agli organi possono permanere anche dopo diverso tempo dalla normalizzazione dei valori della glicemia.
Attenzione a quello che bevi
Tenere sotto controllo il diabete – e prevenirlo – non è solo questione di alimentazione. Essenziale è altresì fare attenzione a quello che si beve. Numeri alla mano, il consumo quotidiano di bevande zuccherate può aumentare il rischio fino al 20%.

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