
Ssshhh… Fermati, fai silenzio. Togli per un attimo le cuffiette, guardati attorno e ascolta. Attorno a te le prime colline iniziano adifferenziarsi dalla pianura; si alternano vigneti, campi coltivati e boschi ricchi di biodiversità. Il silenzio è rotto dal fruscio dei rami dei noci che ondeggiano mollemente già carichi di frutti-ehi, è quasi ora di fare il nocino! Ma cosa ci fai in questo lembo di terra racchiuso tra il fiume Trebbia e il torrente Nure? Eccola di nuovo… L’hai sentita, vero? E’ per inseguire lei che sei giunto fin qui. Sale dalla terra e parla il linguaggio dell’uva. E’ una voce fuori dal coro, che ti racconta di vini fermi nei Colli Piacentini,terra storicamente famosa per i frizzanti. E’ la voce de La Tosa, una di quelle che in Emilia non ti aspetti di sentire.
Perché vini fermi nei Colli Piacentini?
Il nostro interlocutore in questa lunga chiacchierata è Stefano Pizzamiglio, colui che ha creato La Tosa assieme al fratello Ferruccio a metà degli anni ’80. I suoi modi garbati e il suo racconto appassionato ci rendono chiaro fin da subito quanto forte sia stato il richiamo sentito dai due fratelli, nativi di Milano, per il territorio di cui era originaria la madre. Entrambi decidono di abbandonare sentieri già tracciati e di affrontare una migrazione al contrario. Mentre la gente da queste zone scappava, loro decidono di piantare i vigneti attorno a quella che era la casa di campagna. Studiano le caratteristiche del sottosuolo, fatto di terre rosse antiche, scure e poco fertili, ricche di minerali come ferro e manganese. Vedono tutte le potenzialità per produrre vini fermi di grande struttura e concentrazione, e si muovono in quella direzione.
I vigneti, l’azienda, l’agriturismo
16,5 ettari di proprietà e 2,5 in affitto tutti attorno all’azienda,porzioni di vigneto ben definite destinate ad ogni singolo vino, conduzione biologica come punto di partenza e non di arrivo, un solo confinante anch’esso biologico. Il mantra a La Tosa è, come dice Stefano, “Produrre vini il più buono possibile nel modo più naturale possibile” senza mai perdere di vista la territorialità.Pulizia aromatica, finezza, eleganza e struttura sono i fari che lo guidano nel dare vita ad ognuna delle 9 referenze proposte dalla Cantina nelle quali l’emilianità, declinata come piacevolezza, non manca mai. Degno completamento alla proposta enoica dell’azienda è la parte agrituristica, una delle prime ad essere nate in Emilia-Romagna, anch’essa portata avanti dalla famiglia Pizzamiglio. Qui abbiamo potuto assaggiare i tre salumi DOP del territorio piacentino (coppa, salame e pancetta) accompagnati da torta fritta e giardiniera, l’ottimo pane prodotto con lievito madre da Serena (figlia di Stefano) e i tipici tortelli “con la coda”, antica ricetta nata proprio a Vigolzone nel periodo medievale.
Il museo, la biblioteca
Perle rare che arricchiscono di innumerevoli spunti di riflessione sono la visita al museo e alla annessa biblioteca del vino, dedicati al padre Fernando, nati dalla passione di Ferruccio per lo studio, il recupero e la conservazione di oggetti e testi riguardanti la produzione agricola e vinicola. Un allestimento vivace e giocoso rende piacevole la fruizione del museo da parte di grandi e piccoli, con alcuni pezzi più unici che rari che catturano l’attenzione assieme ai divertenti aneddoti raccontati da Stefano riguardo al loro reperimento o restauro. Affascinante la collezione cartografica della biblioteca, ricchissima di vere e proprie pietre miliari dell’enologia e non solo.
I nostri assaggi
Torniamo ora ad ascoltare quella voce che ci ha portati fin qui in questa calda mattina di inizio giugno, lasciamola parlare in libertà attraverso lo strumento che le è più congegnale: il bicchiere.
“Ombrasenzombra”, Colli Piacentini DOC Sauvignon 2024
Timido nel suo abito di gioventù alla vista, solletica al naso con personalità netta e definita. Erbe aromatiche e sambuco trasportano la mente verso calde serate estive in cui poterlo gustare guardando il tramonto. Il sorso, seppur giovane, risulta equilibrato, andando a far risaltare una parte di frutta tropicale prima un po’ nascosta dall’esuberanza del vegetale. Un ricordo di pietra bagnata tiene il ritmo della bevuta e marca il territorio.
“Sorriso di Cielo”, Colli Piacentini DOC Malvasia 2024
Se prima il calice rimandava ad ambientazioni crepuscolari, ora si esprime con la pienezza della luce estiva. Caldo non il tono cromatico, ma lo spettro olfattivo che sale e si apre a ventaglio.Frutta gialla, erbe aromatiche, un floreale ancora bianco di gioventù. Bocca piena e bilanciata, freschezza scalpitante, ritornodi agrumi e, di nuovo, erbe aromatiche. Finale leggermente amaro e sapido che chiama il riassaggio. Interessante da aspettare per qualche anno in cantina.
“Vignamorello”, Gutturnio Superiore DOC 2023 55-60% Barbera, 40-45% Bonarda
Agile ma intenso con screziature violacee, al naso ci conduce su sentori di ciliegia e piccoli frutti rossi arricchiti dalle note speziate donate da un passaggio in legno che completa il profilo aromatico.Solare ed espansivo all’assaggio, di buona struttura e di facile bevuta, equilibrato e coerente col naso. Perfetto compagno a tavola, si presta volentieri al gioco degli abbinamenti e delle temperature.
“Luna Selvatica”, Colli Piacentini DOC Cabernet Sauvignon 2022 Cabernet Sauvignon 90%, Merlot 10%
Lunare non solo nel nome ma anche nella sensazione, ci prende per mano fino a condurci lontano dalla luce e dal calore ormai estivo. Ricordi terrosi e balsamici ci sussurrano di un fresco sottobosco ombroso di muschio e corteccia. E col sorso restiamo lì, nel bosco, a fare incetta di more e mirtilli. Sfioriamo con la mano il ginepro accanto a noi. Senza mai avvertire pesantezza, stanchezza, ma anzi la quiete e il refrigerio della cantina nella quale in vino ha sostato in legno per 11 mesi.





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